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domenica 29 maggio 2016

Escursioni d'altri tempi - Lago di Pratofiorito da Locana ( anello integrale invernale).

PREMESSA

Per fare un'escursione:  "bisogna lasciare la macchina il più in alto possibile"; "non ha senso percorrere a piedi un tragitto che si potrebbe fare in macchina"; "piuttosto che risalire appena per ritrovare il sentiero preferisco scendere giù a dritto" .
Queste sono alcune delle idee-forza del Partito No al Dislivello ( Pnd) ,  largamente maggioritario tra gli escursionisti e bulgaro  tra i "merenderos tecnici".  Senza dubbio il fatto che siano state costruite nelle valli numerose strade carrozzabili, asfaltate e non, consentendo di raggiungere con l'automobile località che prima erano servite esclusivamente da mulattiere e sentieri ( ed accessibili affrontando dislivelli elevati e spostamenti degni di un trail corto) , è una cosa positiva, perché le ha rese fruibili da parte di un maggior numero di persone che prima non potevano farlo, vuoi per mancanza di tempo, vuoi per mancanza di allenamento. 
Altra cosa positiva ( e complementare a quella di cui sopra) è certamente la diffusione dell'automobile grazie allo sviluppo economico ed al benessere verificatisi nel secondo dopoguerra.
Quanta differenza con i  pionieri dell'alpinismo locale, quelli che raggiungevano la base della salita in bicicletta ( e non con le specialissime e le mountain bike di oggi,  più leggere e dotate di cambi)  la sera precedente ed il giorno dopo compivano ascensione e discesa fino a casa, giusto in tempo per dormire qualche ora prima di cominciare il duro lavoro settimanale. Ma si tratta appunto di un'altra epoca e di altri uomini:  non potremo mai sapere come si sarebbero comportati in  condizioni analoghe a quelle odierne. 
Ovviamente ciascuno è libero di frequentare la montagna come meglio crede, non importa se per emulare le gesta dei pionieri o  per una breve passeggiata prima di gustarsi un'ottima polenta presso un accogliente rifugio sito in un luogo incantevole: sarà comunque tempo ben speso, utile a soddisfare il comune bisogno di bellezza, pace, serenità.
S.Antonio da Padova a Molera
A qualunque categoria di fruitori della montagna voi vi sentiate di appartenere, non vi è però alcun dubbio che le idee-forza del Pnd siano totalmente sbagliate. Pensiamo per esempio alla Valle Orco durante la bella stagione: per quale motivo sarebbe stupido andare a piedi dai Chiapili fino al Colle del Nivolet, data la presenza della strada asfaltata? Quella parte della valle Orco è forse brutta? No, è la più maestosa. Non c'è il sentiero e bisogna camminare sull'asfalto? No, c'è il bellissimo sentiero Chabod.  Ed ecco evidenziato uno dei lati negativi della viabilità stradale: aumentando la nostra velocità, non ci fa godere appieno della bellezza degli ambienti che attraversiamo, ce la ruba.
Ma noi possiamo facilmente riappropriarci di questa bellezza rubata : basta percorrere i vecchi sentieri, certo non ovunque, ma dove essi sono ancora ben conservati e poco o nullo è l'asfalto da calpestare ne vale la pena, specie se l'ambiente circostante merita (spesso è così). 
Ed è proprio secondo questi principi che da tempo un'idea mi frullava in testa , cioè quella di salire al lago di Pratofiorito direttamente da Locana, magari con la neve, giusto per rendere la cosa ancora più speciale. A dire il vero per quella domenica avevo organizzato una polentata con amici al rifugio alpino Santa Pulenta ; avevo in mente di fare una ciaspolata al mattino, ma nessuno dei miei soci sembrava ben disposto verso una sveglia domenicale anticipata, preferendo  l'idea di salire dopo pranzo fino al lago di Prafiorito. Così è stata musica per le mie orecchie quando l'amico Francesco Sisti di Clickalps mi ha contattato proponendomi un giro per la mattina! Tenuto conto dei miei impegni , avevo proposto  l'anello Gavie -Pratofiorito-Cambrelle, proposta subito accolta ma con un emendamento: "perchè non partiamo direttamente da Locana, tanto per fare un pò di dislivello in più?". Era una proposta che non potevo rifiutare, visto che coincideva con la mia idea di partenza e poi  in qualche modo sarei comunque arrivato al rifugio in tempo per il pranzo. Forse.

DESCRIZIONE DELL'ITINERARIO

Ci ritroviamo così con tutta calma  nel piazzale delle ex-Casermette, di fronte all'Ufficio Turistico, alle 8,30 del mattino; calzati gli scarponi ed appese le ciaspole allo zaino, attraversiamo l'Orco sul ponte per poi proseguire lungo la strada asfaltata fino alla frazione Fucina . Vicino alla chiesetta possiamo finalmente cominciare a percorrere l'antica mulattiera che sale verso le borgate del vallone di Cambrelle, mulattiera che si presenta assolutamente ben conservata e visibile, per lo meno in questo periodo dell'anno privo di vegetazione. Un soffice strato di neve fresca rende ancora più piacevole il nostro incedere. 
Il pilone votivo poco oltre l'alpe Bianetto
Arrivati nei pressi della località Gallenca , trascuriamo la diramazione di destra, che sale a raggiungere i Montigli , e continuiamo a salire nel bosco di castagni fino a raggiungere le case di Serlone. Eccezion fatta per un brevissimo tratto ( circa 100 m ) da percorrere sulla strada asfaltata ( ben segnato sulla carta della Mu Edizioni)  ed un paio di punti dove lo schianto di alcuni alberi e la presenza di arbusti ci costringono a particolari esercizi di ginnastica e\o a dover abbandonare temporaneamente il tracciato del sentiero, il percorso è facile e sicuramente  da ripetere in primavera, ad aprile- maggio!
Dal Serlone la mulattiera continua a salire, sempre all'ombra dei castagni, fino a raggiungere la frazione Gavie ( nome la cui etimologia pare sia da ricondurre al concetto di "bivio" - ed in effetti qui la strada si biforca, salendo da una parte verso l'alpe Carello ed il passo del Boiret, e dall'altra verso il col della Paglia lungo il vallone del rio Bianetto).
Noi, che siamo diretti al lago di Pratofiorito , dobbiamo seguire l'itinerario per il col della Paglia, che attraversa la frazione per poi scendere ad attraversare il rio Cambrelle o torrente Rimolerio  sopra un ponticello in cemento all'ombra del bosco. Sul versante opposto il sentiero sale in maniera dolce e regolare, quasi in falsopiano, fino a raggiungere la bella borgata di Molera, un tempo abitata tutto l'anno, con la chiesetta dedicata a Sant'Antonio da Padova. 
Baita sommersa nella neve...
Arrivati a questo punto lo spessore del manto nevoso, andato sempre via via aumentando, diventa tale da suggerirci di indossare le ciaspole: le condizioni sono fantastiche e, grazie alla neve fresca caduta nei due giorni precedenti ed alle temperature abbastanza basse, si ciaspola nella farina, certo con un pò di fatica aggiuntiva ma senza fastidiosi sprofondamenti ( spesso ricorrenti a quote così basse in stagione avanzata).
Poco dopo l'abitato di Molera si attraversa un ponticello sul rio Trucchetta; il percorso prosegue, sempre con salita regolare, fino a raggiungere gli alpeggi Alpet e Tiracul. Dall'alpe Tiracul il sentiero prosegue attraverso un bosco di betulle posto immediatamente alle sue spalle, toccando una prima baita e quindi un secondo gruppo di costruzioni , sempre in mezzo alla vegetazione arborea, abbandonando il vallone di Cambrelle per cominciare a percorrere il vallone di Bianetto, suo tributario . 
Dal secondo gruppo di costruzioni il sentiero esce in breve dal bosco, facendoci improvvisamente trovare faccia a faccia con la parte alta del vallone di Bianetto, resa ancora più elegante dal candido manto nevoso ( ma bellissima  anche quando è tinta di verde e di fiori durante la bella stagione). 
Lasciato alla nostra destra il bivio per le alpi Bianasso ( ponticello in basso a destra), il percorso prosegue sulla sponda dx idrografica del rio  Bianetto sino all'altezza della spalla erbosa su cui si trova l'alpe Bianetto ; lasciate a destra le baite, si gira a sinistra e si risale un dosso sul quale si trova un affascinante pilone votivo ed in breve arriviamo prima alle baite quota 1683  poi , salendo in direzione dell'ormai evidente tracciato della pista agro-silvo pastorale che da Porcili raggiunge Cambrelle ed il lago di Pratofiorito  raggiungiamo le baite quota 1746 , dove il percorso si biforca nuovamente. Ignorata la diramazione di sinistra, diretta al colle della Gavietta , continuiamo lungo il sentiero 507 fino all'alpe del lago, da cui tosto si giunge alla pista ed al lago di Pratofiorito, oggi completamente innevato e con la croce di ferro pure mezza coperta dalla neve.
Al lago manca poco...
Fatta una breve ma indispensabile pausa ristoratrice ( grazie Francesco per la cioccolata) , visto che il mio tempo stringe ( arriverò sicuramente in ritardo per il pranzo al rifugio e, nonostante sia riuscito ad avvisare del fatto gestore ed amici, ci tengo comunque a non fare troppo tardi per non creare inutili preoccupazioni ), torniamo sulla pista e la percorriamo in discesa, con percorso facile ed evidente, raggiungendo le alpi Bianasso di sopra e di sotto. Dall'alpe Bianasso di sotto in poi   si è fortunatamente conservata la pista battuta con la motoslitta dai gestori del rifugio, ragion per cui la nostra velocità di discesa raddoppia ed in breve arriviamo alla cappelletta Dejr  Ross, da cui si scende ad attraversare il rio Cambrelle sul guado. 
S. Vito a Cambrelle
Ecco, ancora pochi passi e compare finalmente il rifugio, posto di fronte alla chiesetta di San Vito! Ci togliamo ciaspole e ghette e, dopo una bella scrollata , saliamo la scala in legno ed entriamo nella sala da pranzo al primo piano.  Gestori ed amici (i quali sono  naturalmente già attovagliati) mi accolgono con 92 minuti di applausi, anzi no: devo ammettere di essere leggermente in ritardo ( circa un'ora e mezza - ecco cosa succede a partire "con calma" alle 8,30 ). A questo punto le nostre strade si dividono: Francesco riprende la discesa verso Locana , io mi fermo a gustare un lauto pranzo con gli amici. Sul pasto consumato c'è poco da dire: ottimi gli antipasti, ottima la polenta, ottimi  la selvaggina ed il merluzzo, fantastico il nebbiolo. 
Mentre io sto ancora mangiando ( l'appetito non mi manca),i miei amici se ne vanno: una parte prende l'attrezzatura e comincia a salire verso il lago di Pratofiorito; più tardi altri cominciano a scendere verso le auto parcheggiate ai Porcili. 
Finito di mangiare, decido di attendere gli amici più sportivi per poi scendere con loro;  arrivati alle auto, nonostante una debole resistenza iniziale, accetto un passaggio in auto fino a Locana, completando così il tradimento di Francesco, che invece dai Porcili ha completato  l'anello a piedi.
E' stata un'escursione davvero fantastica,  una giornata che resterà impressa  per sempre nei miei ricordi. Alla luce di tutto questo  posso ben dire, senza paura di essere smentito, che l'anello del lago di Prafiorito è una delle più belle escursioni di tutta la Valle Orco, ragion per cui consiglio, anzi esigo, che la proviate anche voi, con calma, quando volete: è buona in tutte le stagioni!
Un saluto ed a presto con le Storie.


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