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domenica 25 giugno 2017

The darkside of Noaschetta ( Escursioni non per tutti 11 )

Premessa

Se credevate che con la pubblicazione della  guida turistica non avessimo più niente da dire sul vallone di Noaschetta beh, vi sbagliavate di grosso:  infatti è arrivata  l'estate e puntualmente c'è qualcuno ( cioè il sottoscritto) che non vede l'ora di andare a ficcare il naso da quelle parti per poi farne un bel resoconto "a futura memoria" ( soprattutto la mia ).
Bene, allora bando alle ciance e cominciamo il racconto...

Un fatto curioso...

Sulla porta del Lavassai... Aconitum vulparia 
Gli escursionisti più attenti avranno certamente notato, salendo lungo il sentiero che raggiunge il casotto Pngp dell'Arculà , che sulla sponda opposta  ( sinistra idrografica) sono presenti i ruderi di numerosi alpeggi .
Mentre il versante destro idrografico continua ad essere piuttosto assiduamente frequentato da guardaparco,  uomini ed animali domestici ( durante la stagione estiva sono presenti un paio di  mandrie "all'abbandono")  ,  quello sinistro  dall'alpe Lavassai in poi è stato totalmente abbandonato e viene percorso ormai soltanto più dai guardaparco ( e neanche troppo spesso, visto che la rete sentieristica , almeno nella parte bassa , è quasi totalmente scomparsa). 
Come mai è avvenuto ciò?  Di per sé si tratta di un versante meno roccioso ed acclive rispetto a quello in cui passa la mulattiera dell'Arculà, ed era inoltre servito, come di consueto, da un'ottima rete sentieristica: ad essere decisivo è stato senza dubbio l'abbandono "anticipato" di questi alpeggi , perlopiù di piccole dimensioni, avvenuto intorno al 1993 . Se ci pensate bene, una simile dinamica di abbandono non è una prerogativa esclusiva del vallone di Noaschetta...
Ricordo che da ragazzino, quando con la mia famiglia venivo ospitato all'alpe Lavassai per una polentata dall'ex guardaparco ed amico Domenico , mi recavo sempre fino all'Arculà prima del pranzo ed in due occasioni avevo avuto il privilegio di scendere assieme ad un guardaparco in servizio  molto gentile e noaschino "doc" ( che purtroppo ci ha lasciati da qualche anno ) , il quale mi aveva fatto passare proprio dal versante dx idrografico perchè "si faceva prima".  E la voglia mi era rimasta da allora...

Alla ricerca della vecchia mulattiera...

Altro che sentiero...
Fedele ai miei principi "integralisti", lascio l'auto in piazza a Noasca per salire dal sentiero Renato ed Ada Minetti, che passa vicino alla chiesa parrocchiale di Noasca. Superate le case Sengie ( una frazione un tempo abitata tutto l'anno) e l'alpe Scialier ( baita ristrutturata)  il percorso, sempre ben pulito e segnato, mi conduce fino all'alpe Lavassai, ove debbo abbandonarlo. 
Il cielo è un pò coperto, e questo non è un male poichè le temperature sarebbero altrimenti davvero torride; nuvole basse insistono sul vallone , conferendo all'ambiente un ulteriore alone di mistero...
Ricordo perfettamente  che dal Lavassai una traccia  sale passando vicino al torrente, molto vicino ( in un punto occorre attaccarsi alle tubazioni che portano l'acqua al suddetto alpeggio per passare ), ma io sono ben determinato a ricercare il vecchio sentiero e... lo trovo! Altro che sentiero: sotto la vegetazione naturale che ormai regna sovrana si intravedono perfettamente le vestigia di una bella mulattiera , che in un tratto di pietraia ricompare in ( quasi) tutto il suo splendore.
In questo primo tratto il percorso è in comune con quello che conduce dalla Noaschetta bassa all'alpe Piampurcetto, segnato diversi anni fa dal Cai di Rivarolo  e del quale sono ancora visibili qua e là i segni rossi un pò sbiaditi.
Rododendri, che passione!!!

Perdere il sentiero...

Ma , come si dice, troppo facile così: ed ecco che arrivato nei pressi di un dosso erboso perdo il sentiero,  e non c'è verso di ritrovarlo in mezzo a cespugli di rododendri , felci ad altezza uomo e canali nonostante l'utilizzo di cartina e gps. 
Naturalmente tosto al danno si aggiunge la beffa, quando appena 4 o 5 metri sopra di me prende il volo un bel maschio di gallo forcello che, come quasi sempre mi accade con i galliformi, non riesco a fotografare...
Questo non mi  impedisce tuttavia di raggiungere comunque le pertinenze del pian dell'Alpe , dove ritrovo anche il sentiero, che da questo punto in poi non perderò più.
Pian dell'Alpe

Ricavato ai piedi di una parete rocciosa, il Pian dell'Alpe era un alpeggio di notevoli dimensioni e circondato da una superficie tutto sommato pingue e dolce...

Dal pian dell'Alpe all'Arculà

Dal pian dell'Alpe in breve si arriva all'alpe Balmarmà , così chiamata perchè protetto da frane e valanghe ( in questo tratto del vallone di Noaschetta ci sono numerosi canali che "scaricano" ) dalle balme che fanno da tetto alle sue costruzioni. Qui è presente anche un particolare "crutin" interrato... 
Balmarmà

Balmarmà
Continuando a salire e superato un altro rio\canale, si incontra l'alpe Brengi , anch'essa realizzata sfruttando la presenza di un grossa balma.
Alpe Brengi
Osservando questi antichi insediamenti umani ( lo sfruttamento di queste grandi balme naturali viene generalmente fatto risalire all'epoca medioevale , mentre le strutture in pietra a secco che oggi possiamo osservare risalgono probabilmente al diciassettesimo secolo)  non si può fare a meno di provare ammirazione per  l'evidente stoicismo con il quale i pastori sopportavano una vita quasi del tutto priva di comodità...
Dopo l'alpe Brengi la traccia diventa nuovamente più labile, ma ormai felci e rododendri sono quasi assenti e di fronte a me si vedono l'alpe Arculà, il casotto Pngp e la presa Iren, ragion per cui non è così difficile orientarsi.
Casotto Pngp dall'altra sponda
E' davvero  utile ed interessante poter guardare le cose cambiando punto di vista, in questo caso dall'altra sponda del rio Noaschetta : aumenta conoscenza e consapevolezza...
Presa dell'Arculà lato est
Continuando a salire per pascoli arrivo dunque a raggiungere le pertinenze della presa Iren, dove si rinvengono anche le tacche rosse che conducono verso la bocchetta di Drosa, itinerario oggi impraticabile per via della pericolosa neve residua presente nei canali, ma comunque in programma in vista di un giro ad anello (di un certo livello) a cavallo tra i valloni di Noaschetta e Piantonetto che ho in mente da un paio d'anni

I canali ancora coperti da neve residua presentano sovente delle insidie: meglio evitarli...

Alpe Gorgi ed alpe Ruine

Giunto dunque ad intersecare il sentiero per l'alpe Valpiano e la bocchetta di Drosa, anzichè raggiungere i ruderi dell'alpeggio q. 2018 che si trovano in basso alla mia sinistra,  continuo a salire ripidamente lungo un canale semierboso per portarmi al di sopra delle pareti rocciose che sovrastano i suddetti ruderi , al di sopra dei quali si trovano gli alpeggi Gorgi e Ruine,  che sono le mie due prossime "prede" di giornata.
Le pertinenze della presa Iren

I ruderi dell'alpeggio q. 2018 , sovrastati da ampie pareti.
In questo tratto il rio Noaschetta scorre infatti incassato in una profonda gola incisa tra le imponenti pareti del versante sx idrografico ed i salti ed i ripidi pendii percorsi dalla "salita della Forca" del versante dx idrografico.
Il canale di salita per accedere ai pianori superiori

Per quel che mi riguarda, immediatamente sopra le pareti rinvengo una signora traccia ( ormai si cammina nel "pulito")  , che senza inconvenienti e con piacevole salita mi conduce  a toccare in sequenza le alpi Gorgi e Ruine.
In questo tratto il rio Noaschetta corre incassato in una profonda gola ( sbirciando dal Gorgi)
Ora si cammina bene, sun un signor sentiero ( lo vedete ? ) 

Alpe Gorgi vista dal "retro".
All'alpe Gorgi si ripresenta ancora una volta la tipologia costruttiva caratterizzata da una grande balma attorno alla quale sono edificati i locali dell'alpeggio,  mentre all'alpe Ruine ritroviamo la classica copertura in lose con orditura in legno...
Alpe Ruine. Sullo sfondo, tra le nubi, il Gran Carro.
Quando per un attimo le nubi si alzano leggermente, ecco che volgendo il mio sguardo a  noto un inconfondibile "zoccolo" rossastro: mi trovo esattamente ai piedi delle Torri del Blanc Giur, le quali si dividono molto equamente i bacini dell'alpe Gorgi ( torre est )  e dell'alpe Ruine ( torre ovest) .
Lo "zoccolo" delle Torri del Blanc Giuir
Arrivato a questo punto non mi resta che raggiungere la dorsale che divide questo piccolo valloncello laterale da quello principale, in cui insistono i pianori dell'alpe Bruna inferiore od alpe Noaschetta, ed ancora una volta lo faccio su ottima traccia.
Ancora su ottima traccia fino alla dorsale... ( carta MU edizioni ) 
Ancora una volta è per me molto affascinante affacciarmi sui pianori della Bruna da un altro lato, mentre alcune femmine di camoscio con i loro capretti , disturbate dalla mia presenza, guidano la rispettiva prole a distanza di sicurezza dall'homo sapiens sapiens di turno...
La Bruna  vista "dall'altra parte "

Femmine di camoscio con i piccoli
Sceso nei pianori dell'alpe Bruna, riesco ad attraversare l'impetuoso rio Noaschetta senza bagnarmi le zampe , trovando anche alcune belle fioriture; mi piacerebbe anche poter dare un'occhiata al panorama offerto dal versante sud del Gran Paradiso, ma oggi la montagna è un pò avara sotto questo punto di vista ,  benchè in un'escurisone come questa il panorama non sia assolutamente la cosa più importante: l'importante è arrivare alla meta prefissata...
Belle fioriture...

ma...
Panorama avaro

La discesa

La discesa la faccio dal sentiero "normale", per poi raggiungere il rifugio Noaschetta e ritornare in piazza a Noasca lungo il percorso seguito in salita.  Dire che sono soddisfatto è dire poco...
Impariamo a guardare la cose da più punti di vista:  questo è l'altro lato del vallone di Noaschetta e per questa puntata è tutto.
Arrivederci ed a presto con le Storie.

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